giovedì 4 aprile 2013

I] Analisi del rapporto caso-necessità per la valutazione dell'azione umana nella storia

Ogni volta che consideriamo la nostra storia millenaria, affrontandone anche solo un piccolo segmento, ci accorgiamo che, per quanto l'operare umano porti a risultati necessari, questi non erano, se non raramente, risultati attesi o voluti; ci accorgiamo con rammarico che il caso è molto più influente di quanto siamo disposti ad ammettere; e parliamo del caso nella sua accezione più generale, escludendo soltanto ciò che la scienza è ancora incapace di determinare come necessità.

Studiando la storia e i suoi risultati, non possiamo dire che essa non avrebbe potuto manifestarsi altrimenti da come si è manifestata. La storia non si fa con il senno di poi; ma, come l'evoluzione di una specie animale quando prende una via si preclude tutte le altre e non sempre in un modo che rappresenta un progresso, così la storia della specie umana ha preso delle strade che nessuno poteva dire fossero le uniche possibili e tanto meno necessarie. La necessità ineluttabile porta al fatalismo. La dialettica del rapporto caso-necessità svela l'arcano della fatalità e propizia l'idea della possibilità per l'uomo di superare questo rapporto naturale con la riduzione del caso, con l'aumento dei risultati voluti e, di conseguenza, con il raggiungimento della libertà.

Prima o poi verrà il momento per la specie umana di realizzare ciò che è oggettivamente nelle sue potenzialità, ossia di spezzare le catene dei rapporti naturali che producono risultati non voluti. Potrà fare questo, però, soltanto se sarà capace di controllare le conseguenze a lunga scadenza del proprio agire, senza affidarsi al caso, anche se in genere l'uomo non ha mai voluto attribuire al caso le conseguenze del suo agire, ma sempre a qualcosa di determinato necessariamente.

E' un errore questo che ha compiuto anche Engels nell'Antiduhring quando non aveva ancora risolto l'equivoco della identificazione della cieca necessità con la necessità non conosciuta, perché non aveva ancora fatto i conti con il caso. E' ciò che si può appurare dal seguente passo: "Le forze socialmente attive agiscono in modo assolutamente eguale alle forze naturali: in maniera cieca, violenta e distruttiva, sino a quando non le conosciamo e non facciamo i conti con esse. Ma, una volta che le abbiamo conosciute, che ne abbiamo compreso il modo di agire, dipende solo da noi il sottometterle sempre più al nostro volere e per mezzo di esse raggiungere i nostri fini".

Come si vede qui, per Engels, le forze naturali e sociali sono sottoposte a una necessità, che è cieca fintanto che non è conosciuta. Ma, quando scrive l'Origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato, egli ha già fatto i conti con il rapporto caso-necessità nella Dialettica della natura. Così, paragonando di nuovo la società umana alla natura, può sostenere che la produzione e il commercio non sono soggetti al controllo umano, perché sono "in balìa del caso". "Ma il caso è soltanto uno dei poli di un nesso di cui l'altro polo si chiama necessità". La conseguenza è che: "Ancora oggi, il prodotto domina i produttori, ancora oggi la produzione complessiva della società viene regolata non da un piano elaborato in comune, ma da leggi cieche (NB!) che si affermano con forza elementare e in ultima istanza nella tempesta delle periodiche crisi".

Leggi cieche, dunque! Cieche non in quanto sconosciute, ma cieche in quanto tali. La cecità qui non è più attribuita alla non conoscenza umana, ma al dominio sulla società come sulla natura della cieca dialettica caso-necessità. La conoscenza umana deve, perciò, partire da questo riconoscimento della cecità naturale e sociale come conseguenza del rapporto caso-necessità. Ciò che vale per la natura, vale anche per la società e per l'agire umano, che fino ad oggi hanno continuato a seguire la legge naturale della cieca, violenta e distruttiva necessità.

Allora, poiché il peso del caso è predominante nell'agire umano, occorre analizzare come esso viene ad essere condizionato dal rapporto caso-necessità. In primo luogo, si tratta di comprendere per ogni circostanza ciò che è casuale e imprevedibile e ciò che appartiene alla cieca necessità. Ad esempio, quel successo o quell'insuccesso da che cosa sono dipesi? Ad una simile domanda non è mai facile dare una risposta, dato che successo e insuccesso nell'agire umano hanno a che fare in larga misura con l'imprevedibile caso che può favorire, ostacolare o impedire. Spesso, all'improvviso compaiono occasioni favorevoli o, viceversa, sfavorevoli. Come dobbiamo considerarle? Come fastidiosi elementi di disturbo di una realtà, altrimenti necessaria e prevedibile o non piuttosto come elementi comuni e frequenti della vita reale?
   
Per poter valutare l'azione umana occorre, perciò, stabilire il corretto rapporto caso-necessità; occorre stabilire l'ambito della necessità determinabile e l'ambito della casualità indeterminabile, che si manifesta all'improvviso, inattesa, dando luogo a una cieca necessità. Un esempio in questo senso è l'analisi di Clausewitz sull'attrito nelle guerre. E' questo un raro esempio di analisi del rovesciamento del caso in necessità. L'attrito in guerra non è altro che la forma in cui si manifesta il caso in rapporto alla cieca necessità nella quale esso si rovescia improvvisamente e in maniera inattesa.

Nell'epoca attuale il mercato mondiale domina l'intera umanità con ferrea necessità, in quanto prodotto dell'anarchia, del massimo della imprevidenza e della casualità, proprie del rapporto capitalistico di produzione e dì scambio. Per il futuro si può ben immaginare una specie umana libera e indipendente, capace di operare con piani prestabiliti e per fini voluti, ma sino a quando il modo di produzione e di scambio seguirà la legge naturale di caso e necessità, l'umanità continuerà a essere dominata dal regno della casualità-necessità. Di più: il capitalismo attuale, nella sua fase senescente, avendo potenziato al massimo grado l'imprevedibilità delle conseguenze sociali della produzione e dello scambio, è, per l'umanità nel suo complesso, il sistema che più le impone la dittatura del caso e della conseguente necessità cieca, violenta e distruttiva.

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Tratto da "La dialettica caso-necessità nella storia" (2003-2005)

Post scriptum (2013). Ciò che avviene oggi nel mondo, e in particolare nella Ue e in Italia, secondo questa analisi, dipende molto poco dai singoli individui e dalle loro manie personali che aiutano a farne delle "macchiette". Ma non è mica un caso che essi possano essere rappresentati alla maniera di Crozza: fa tutto parte di un mondo dominato dalla società dello spettacolo, dalla società del Truman show, nella fase del capitalismo senescente. Un mondo decadente...

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